Siamo nel Vicentino e con oggi, domenica 28 ottobre, si conclude una serie di giornate dedicate al ruolo della donna nello sport. Questa manifestazione è organizzata dal comune di Vicenza che ha voluto coinvolgere, dei paesi limitrofi, quasi tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado.

Nella storia il ruolo della donna è sempre stato accantonato e sminuito, infatti come si è visto a lei veniva attribuito il compito di accudire i figli e occuparsi della casa, però con molta fatica si sono riusciti a fare passi avanti . Tuttavia nel mondo nel lavoro vengono ancora fatte delle discriminazioni, infatti dai dati Eurostat: in Italia le donne guadagnano il 5,5% in meno degli uomini mentre nel resto dell’Europa il gap sale fino al 27%. Questo dato è relativo al salario orario medio, mentre se si considera il reddito annuo lordo il nostro paese è al 50esimo posto nel mondo per gap salariale tra uomini e donne.

Alcune delle differenze di retribuzione, “si possono spiegare con le caratteristiche individuali delle donne e degli uomini occupati (per esempio, esperienza e istruzione) e con la segregazione di genere a livello occupazionale (per esempio ci sono più uomini che donne in alcuni settori/occupazioni con retribuzioni mediamente più alte rispetto ad altri settori/occupazioni)”. Successivamente , si chiarisce, “il divario retributivo è legato a svariati fattori culturali, legali, sociali ed economici che vanno molto oltre la mera questione di un’uguale retribuzione per un uguale lavoro”.

Questo divario salariale è legato solo a lavori ‘comuni’ o anche nel mondo dello sport professionistico?

Da poco sono finiti i mondiali di pallavolo femminile e Sportmediaset ha svelato gli stipendi delle azzurre: Lucia Bosetti è la più pagata con 200.000€ mentre lo Zar (Ivan Zaytsev) pallavolista più emergente della scena italiana da quest’anno è passato ad avere un ingaggio da 500.000€ a 600.000€, quindi tra i due c’è un divario di 400.000€ netti. Tuttavia sono le squadre italiane che offrono salari di questo livello perché la fortissima cinese Zhu Ting che gioca al VakıfBank Spor Kulübü, squadra di Istanbul prende 1 milione e 300mila euro a stagione, le sta dietro solo Tijana Bošković serba che guadagna 700mila euro all’anno all’Eczacıbaşı Spor Kulübü, altro team di Istanbul. In questo caso la cinese e la serba sono pagate ancor più di un uomo, da considerare che Zaytsev è uno dei giocatori più pagati . Quindi per quanto riguarda il mondo della pallavolo le differenze si ci sono ma dipendono dallo stato in cui si è.

Tuttavia questo non è il problema più grande. infatti anche se le donne partecipano a Mondiali e Olimpiadi non sono considerate professioniste. Parla il manager Paolo Lugiato: ‘Nel 2017 nessuno mai in Italia si sognerebbe di mettere in discussione alcune tutele inalienabili del lavoratore, come la pensione, maternità, la malattia e l’infortunio. Nelle discipline sportive femminili invece è incredibilmente così”. Lugiato si sta riferendo alla legge del professionismo del 1981 (legge ancora in vigore), che delega al Coni e alle singole Federazioni la decisione su quali discipline possano essere considerate professionistiche. Ad oggi nessuna disciplina sportiva femminile è professionistica e per questo nessuna atleta donna italiana può essere considerata professionista, nemmeno se gareggia in un mondiale o a un’Olimpiade. Di conseguenza non ha nessuna delle tutele citate.

Quindi le donne in Italia non solo vengono poste al di sotto degli uomini come stipendio ma non vengono neppure tutelate nel mondo più giusto e corretto.

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